Di ritorno dal Play - Festival del Gioco di Modena, il nostro inviato Matteo Roberti ci racconta la sua esperienza presso la manifestazione ludica più grande d'Italia.

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Quando parliamo del gioco da tavolo parliamo di Modena Play, una Fiera considerata ormai all'unanimità come la più importante di tutta la nostra nazione. Giunta alla sua ottava edizione, la manifestazione si è svolta il 2 e 3 aprile scorsi, ed ha ospitato circa 33mila persone, tra bambini, giocatori alle prime armi, giocatori accaniti e semplici curiosi, registrando di fatto un nuovo record di presenze.

Già lo scorso anno la risposta dal mondo dei giocatori da tavolo era stata importante, tant'è che quest'anno gli organizzatori, al quale va fatto un plauso, sono stati chiamati agli straordinari, montando mini padiglioni affianco a quelli principali, e aprendo altri spazi (come il padiglione F) che fino a quest'anno non erano mai stati utilizzati per il Play.

Muovendosi all'interno dei capannoni è stato subito possibile annusare la grande varietà dei titoli proposti, dal gioco "senza pensieri" allo strategico pesante, dall'autoproduzione al prototipo (ossia a giochi che hanno ancora bisogno di essere "playtestati" prima di essere proposti ad un editore). Si poteva passare, in pochi secondi, dal gioco tutto colorato al gioco astratto in bianco e nero, dall'ammirare un signore dipingere i suoi modelli ad aerei che "fluttuavano" su scenari di seconda guerra mondiale. Questo testimonia come un discreto spazio sia stato riservato anche a tutti i derivati del gioco da tavolo, ossia i giochi di ruolo, quelli di carte, quelli di miniature, fino ai più recenti videogiochi. Ma anche qualche cosplay ha fatto capolino, dando un tocco di "colore" che oggettivamente non ha guastato.

Davanti a cotanta abbondanza il primo scoglio che un visitatore del Play deve affrontare risponde alla domanda: a cosa giocare? Quale può essere il titolo adatto a me?
Rispondere a queste domande non è semplice, ed è per questo che il Play mette a disposizione la professionalità di volontari di diverse associazioni ludiche (una su tutte La Tana dei Goblin) pronti ad accompagnare il giocatore alle prime armi (ma delle volte anche quello esperto) alla scoperta del titolo che fa per lui/lei.

Personalmente ho provato diversi titoli (anche prototipi), e posso dire di essere rimasto impressionato positivamente da due giochi in particolare: "Signorie" (edito da What's Your Game) e "Sulle tracce di Marco Polo" (edito da Giochi Uniti). Li cito per testimoniare come due giochi così diversi e così speculari l'uno con l'altro possano divertire alla stessa maniera.

In Signorie ci sono dei dadi che condizionano le scelte di tutti i giocatori (i dadi si tirano all'inizio di ogni round e valgono per tutti i giocatori), mentre in Marco Polo ogni giocatore ha il suo set di dadi che viene tirato, e col quale dovrà poi compiere le azioni. L'uno il contrario dell'altro. Eppure mi sono piaciuti entrambi perché la voglia di rigiocare dopo aver finito una partita mi ha invaso in entrambi i casi. Questo non significa che sono "bipolare" (o forse si, chi lo sa!), ma preferirei credere che possa significare qualcosa di diverso, come il fatto che giocare diverte e riempie la vita. Spesso non importa neanche chiedersi a "cosa" si sta giocando, ma giocare e basta.

Il significato di giocare da tavolo (un significato impossibile da spiegare in poche righe, e che solo chi gioca può comprendere) è un qualcosa che ogni giocatore da tavolo tende a palesare anche quando non è intorno ad un tavolo da gioco.

Il gioco è apertura totale, è la voglia di dimostrare qualcosa ma allo stesso tempo di legare con chi ci sta intorno. I titoli da me provati sono stati tutti provati con persone a me totalmente sconosciute. Ed è questa un'altra delle finalità della Fiera: far conoscere persone utilizzando la loro passione. Tutto questo è un significato che merita di essere tramandato, ed il Play, in fondo, fa anche questo. Fa divertire l'adulto ed il bambino. Anzi vedere le facce divertite dei bambini è la risposta più importante che qualsiasi amante del gioco spera di fotografare in un evento simile. Ed è la stessa forza che permette al Play di continuare a vivere.
Matteo Roberti